Montegiusto
è un posto fuori strada.
Lontano da tutto.
Oppure al centro del tutto.
Montegiusto è un progetto. Pensiamo che sia il posto
adatto in cui vivere il nostro futuro, tra boschi, querce secolari, praterie, il silenzio, un bel panorama di montagna, acque di sorgente,
animali selvatici in libertà, terra buona da coltivare, i ruderi di un piccolo
borgo da tempo disabitato. Più in basso il fiume, forre, cascate, vecchi ponti,
mulini abbandonati. Case abitate solo in lontananza, la più vicina a due chilometri e non visibile da qui.
Per secoli Montegiusto è stata il centro
di un mondo. Sin dal Mille l’antica chiesa di Santa Maria, costruita in conci di arenaria e sasso spungone, divenne il
fulcro di una piccola comunità di montagna, un "popolo" si diceva ai tempi del Granducato di Toscana. Nella canonica abitava stabilmente un prete, che somministrava sacramenti e amministrava i beni della chiesa. Nella casa grande più in alto, verso il castello, si
riuniva periodicamente il consiglio degli anziani. Il cimitero custodiva la memoria delle vite qui trascorse. I grandi prati attorno alla chiesa ospitavano chiassose
feste e fiere d’estate, che risuonano ancora nei vividi ricordi dei pochi anziani
rimasti.
Dalla fine degli
anni ’60 il miraggio di un lavoro nelle fabbriche della pianura e la nuova
strada provinciale, che escluse Montegiusto dal suo tracciato, allontanarono
tutti da qui. La venerata statuina della Madonna con solenne processione venne
trasferita altrove, la chiesa fu abbandonata, le case svuotate. A Montegiusto
rimase per qualche anno un contadino con la sua famiglia. Poi, via anche loro.
Oggi le case, la
chiesa, la canonica, il cimitero sono in rovina. Resta la buona terra. Restano i grandi
prati, le sorgenti, i ruscelli. Il bosco si è infoltito e ripopolato di
animali. Le tracce degli uomini che vissero a Montegiusto sono ormai ridotte a frammenti.
La natura ha invece potuto esprimersi per decenni senza freni.
Così trovammo un
giorno Montegiusto. Il nostro sogno è di viverci, con rispetto per la sua
storia e per la natura, con la consapevolezza di esserne parte, cercando di trarre dalla terra i frutti per il nostro sostentamento.
Dal 2011 abbiamo
cominciato ad attuare il nostro progetto, seguendo pratiche agricole lievi e
senza prodotti chimici. Abbiamo dissodato i terreni un tempo coltivati e siamo partiti mettendo a
coltura circa un ettaro, impiegando un piccolo trattore e lavorazioni leggere.
Abbiamo piantato alberi da frutto ed erbe aromatiche, innestato piante
selvatiche, seminato legumi e cereali.
Montegiusto oggi produce grano, miglio, mais, legumi, ortaggi, frutta e un Sangiovese corposo e genuino!
Abbiamo consolidato ciò che
rimaneva della chiesa e della canonica, ripulito le macerie e speriamo un giorno di poter avviare la
ricostruzione.